Come si trasmette l'influenza
La trasmissione del virus dal malato ad altre persone avviene principalmente attraverso le minuscole goccioline emesse starnutendo, tossendo o anche semplicemente parlando. Le goccioline possono raggiungere le prime vie aeree o la bocca o essere eventualmente inalate direttamente nei polmoni. Si ritiene che le particelle così veicolate possano contagiare fino a più di un metro e mezzo di distanza. Oltre che in questo modo la trasmissione può avvenire per contatto con oggetti o superfici su cui sia presente il virus. In questo modo il virus può successivamente essere portato dalle mani alla bocca o al naso. Il paziente con influenza è in grado di trasmettere il virus da un giorno prima della comparsa dei sintomi e per 5-7 giorni dallo sviluppo della malattia.
L'andamento dell'epidemia
L’influenza ha un andamento stagionale che alle nostre latitudini è ovviamente invernale: si presenta in genere con un’epidemia che tipicamente segue un decorso caratteristico, con un esordio brusco, un aumento del numero di casi fino a raggiungere un picco massimo di incidenza nell’arco di poche settimane (in genere 2 o 3), seguito da un declino rapido che porta l’epidemia a esaurirsi nell’arco di 5-6 settimane. In genere l’epidemia è anticipata da un certo numero di casi sporadici che tuttavia spesso non vengono identificati.
Nella popolazione generale inizialmente si osserva un aumento del numero di patologie respiratorie febbrili nei bambini, che si traduce in un incremento dell’assenteismo scolastico; a ciò fa seguito la comparsa di forme influenzali anche negli adulti, con conseguente assenteismo dal lavoro. Parallelamente si ha un aumento del numero di visite mediche e di ricoveri ospedalieri dovuti a polmoniti, a riacutizzazione di bronchiti croniche e a complicazioni cardiache.
Il verificarsi di queste complicazioni, che colpiscono in genere la popolazione a rischio, in primo luogo pazienti già portatori di malattie croniche e anziani, si traduce in un incremento del tasso di mortalità, fenomeno che rappresenta un indicatore molto specifico dell’epidemia influenzale.
L'impatto dell'influenza
L’influenza non viene in genere percepita come una malattia grave, ma piuttosto come una condizione fastidiosa che mette fuori combattimento per alcuni giorni. In realtà l’influenza è una malattia meno innocente di ciò che si possa pensare, in particolare nelle popolazioni a rischio, tanto è vero che in Italia rappresenta la terza causa di morte per patologia infettiva dopo l’AIDS e la tubercolosi. In effetti, in coincidenza con l’epidemia influenzale si registra un eccesso di mortalità di non poco conto: il Centro Europeo per il controllo delle Malattie (ECDC) stima che ogni anno nella UE siano in media circa 40.000 i decessi riconducibili all’influenza, il 90% dei quali si verifica in soggetti di età superiore ai 65 anni, specialmente tra gli anziani che abbiano anche delle malattie croniche di base. A ogni decesso corrispondono ovviamente molte complicazioni che sono responsabili di un elevato numero di ricoveri. È proprio per il fatto che le complicazioni e la mortalità si verificano soprattutto fra gli ultra sessantacinquenni, che questa popolazione viene messa al primo posto quale target della vaccinazione.